venerdì 29 novembre 2013

La partecipazione e gli indifferenti

(aka perché pippo pure io)


Credo come Gramsci che "vivere vuol dire essere partigiani" ed anche io odio gli indifferenti. Chi vive veramente non può non essere cittadino attivo, prendere parte e dunque parteggiare. Indifferenza è vigliaccheria perché la vera libertà è sempre libertà di scelta… e il “non scegliere da che parte stare” è comunque agire. E’ scegliere di non agire; è agire passivamente; è un modo per lavarsi la coscienza delle decisioni collettive, per poi piagnucolare che le cose non vanno e non sentire la propria responsabilità in questo.



citando un altro pezzo di quello scritto di Gramsci:

Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel male, combattevano. 
I più di costoro invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. – dice ancora Gramsci - E non già che non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi, ma queste soluzioni rimangono infeconde … sono prodotto di curiosità intellettuale e non di pungente senso di una responsabilità storica. che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze. 

Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto.”



L'indifferenza è la palla al piede del rinnovatore. Indifferenza sono le sabbie mobili che affossano il cammino dei rivoluzionari… li decima, li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica di cambiare.
La maggior parte dei cittadini rinuncia per pigrizia alla sua volontà, alla partecipazione, a dare il suo contributo di idee alla comunità; con la loro passività lasciano ai margini e strozzano le volontà e gli entusiasmi soprattutto dei giovani. Noi scegliamo la passione anziché la passività.

È improponibile che un Partito strutturato e che ha sempre vissuto di militanti (che in fin dei conti sono loro la vera forza e che nonostante tutto aggregano nuove forze) lasci il tema della partecipazione ad altre formazioni tipo il m5s.
Questo Partito vive ad Albano una partecipazione felice dei Giovani, ma è un caso piuttosto raro ed il malcontento e il disamore è il vero ordine del giorno in moltissimi circoli in altri comuni. O questo Partito riesce a rinnovarsi in questo oppure necessariamente continuerà nel suo declino di autoreferenzialità e scarsa partecipazione. Dare un significato alla tessera, riuscire a parlare di temi locali, territoriali come nazionali, per produrre ragionamenti e non solo per fungere da cassa di risonanza di decisioni prese dalle amministrazioni in cui governiamo.
Il movimento ha intercettato grossolanamente questa grande spinta che viene soprattutto dalla popolazione più giovane, col minimo sforzo ed il massimo risultato; questa spinta di partecipazione però, essendo verticista e verticale, sta presto esaurendosi lasciando scontenti tutti quei sostenitori che pian piano stanno capendo che non è in un click che si può esaurire la voglia di partecipare, la sensazione di aver contribuito al dibattito pubblico.
Dobbiamo re intercettare questo popolo e farci carico di quei cittadini attivi che sono il nostro popolo, che desidera parteggiare per noi. Occorre dare loro casa.

L’opera meritoria di Fabrizio Barca va in questa direzione, ri stimolare il patrimonio di sezioni e di militanti affinché fieri possano tornare a fare le campagne elettorale, ri stimolare appartenenza rendendoli partecipi di processi decisionali, sfruttando la sua proposta di “mobilitazione cognitiva”: solo così sarà possibile fermare l’emorragia di attivisti che vanno in misura direttamente proporzionale a contribuire alla costante perdita non solo di consensi del Partito ma di fiducia nelle istituzione: ovvero ad ingrossare le file del non voto. Chi ha a cuore la democrazia non può non porsi il problema anche del pauroso decremento dell’affluenza al voto. Noi vogliamo essere quelli che difendono  con questi metodi la democrazia, incentivando la partecipazione facendoci permeare, aprendoci senza snaturarci, impegnandoci ogni giorno a far partecipare e a spiegare l’importanza delle scelte quotidiane. L’importanza del non restare indifferenti perché è proprio così che i pochi governano i molti. Cultura, coscienza della propria importanza, comprensione dei problemi, partecipazione nei processi decisionali di priorità.


Un partito con una classe dirigente che diriga, che sia avanguardia nelle soluzioni; con un confronto costante con gli intellettuali che lo criticano e non solo con quelli che “suonano il piffero per la rivoluzione”; con le doparie e i referendum tra gli iscritti, laddove la tessera deve diventare un vero sinonimo di appartenenza con diritti e doveri, che va usata non solo ogni quattro anni ma ogni quattro mesi per rimanere informati sulle attività a tutti i livelli del partito e potersi esprimere in merito. 

Un partito senza paura di confronto quotidiano. Per questo voto pippo civati.


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