(aka perché pippo pure io)
Credo come Gramsci che
"vivere vuol dire essere partigiani"
ed anche io odio gli indifferenti. Chi
vive veramente non può non essere cittadino attivo, prendere parte e dunque
parteggiare. Indifferenza è vigliaccheria perché la vera libertà è sempre
libertà di scelta… e il “non scegliere
da che parte stare” è comunque agire. E’ scegliere di non agire; è agire
passivamente; è un modo per lavarsi la coscienza delle decisioni collettive,
per poi piagnucolare che le cose non vanno e non sentire la propria
responsabilità in questo.
citando un altro pezzo di quello scritto di Gramsci:
“Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro
scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi
di cittadini che, appunto per evitare quel male, combattevano.
I più di costoro invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di
fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili
piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. –
dice ancora Gramsci - E non già che non
siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi, ma queste
soluzioni rimangono infeconde … sono prodotto di curiosità intellettuale e non
di pungente senso di una responsabilità storica. che vuole tutti attivi nella
vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze.
Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni
innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la
vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e
specialmente di ciò che non ha fatto.”
L'indifferenza è la palla al piede del rinnovatore. Indifferenza sono le sabbie
mobili che affossano il cammino dei rivoluzionari… li decima, li scoraggia e
qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica di cambiare.
La maggior parte dei cittadini rinuncia per pigrizia alla sua volontà, alla
partecipazione, a dare il suo contributo di idee alla comunità; con la loro
passività lasciano ai margini e strozzano le volontà e gli entusiasmi
soprattutto dei giovani. Noi scegliamo
la passione anziché la passività.
È improponibile che un
Partito strutturato e che ha sempre vissuto di militanti (che in fin dei conti
sono loro la vera forza e che nonostante tutto aggregano nuove forze) lasci il tema della partecipazione ad altre formazioni
tipo il m5s.
Questo Partito vive ad
Albano una partecipazione felice dei Giovani, ma è un caso piuttosto raro ed il
malcontento e il disamore è il vero ordine del giorno in moltissimi circoli in
altri comuni. O questo Partito riesce a rinnovarsi in questo oppure
necessariamente continuerà nel suo declino di autoreferenzialità e scarsa
partecipazione. Dare un significato alla
tessera, riuscire a parlare di temi locali, territoriali come nazionali,
per produrre ragionamenti e non solo per fungere da cassa di risonanza di
decisioni prese dalle amministrazioni in cui governiamo.
Il movimento ha
intercettato grossolanamente questa grande spinta che viene soprattutto dalla
popolazione più giovane, col minimo sforzo ed il massimo risultato; questa spinta di partecipazione però, essendo
verticista e verticale, sta presto esaurendosi lasciando scontenti tutti quei
sostenitori che pian piano stanno capendo che non è in un click che si può
esaurire la voglia di partecipare, la sensazione di aver contribuito al
dibattito pubblico.
Dobbiamo re intercettare
questo popolo e farci carico di quei cittadini attivi che sono il nostro popolo,
che desidera parteggiare per noi. Occorre dare loro casa.
L’opera meritoria di Fabrizio Barca
va in questa direzione, ri stimolare il patrimonio di sezioni e di militanti
affinché fieri possano tornare a fare le campagne elettorale, ri stimolare
appartenenza rendendoli partecipi di processi decisionali, sfruttando la sua
proposta di “mobilitazione cognitiva”:
solo così sarà possibile fermare l’emorragia di attivisti che vanno in misura
direttamente proporzionale a contribuire alla costante perdita non solo di
consensi del Partito ma di fiducia nelle istituzione: ovvero ad ingrossare le
file del non voto. Chi ha a cuore la democrazia non può non porsi il problema
anche del pauroso decremento dell’affluenza al voto. Noi vogliamo essere quelli
che difendono con questi metodi la
democrazia, incentivando la partecipazione facendoci permeare, aprendoci senza
snaturarci, impegnandoci ogni giorno a far partecipare e a spiegare
l’importanza delle scelte quotidiane. L’importanza del non restare indifferenti
perché è proprio così che i pochi governano i molti. Cultura, coscienza della
propria importanza, comprensione dei problemi, partecipazione nei processi
decisionali di priorità.
Un partito con una
classe dirigente che diriga, che sia avanguardia nelle soluzioni; con un
confronto costante con gli intellettuali che lo criticano e non solo con quelli
che “suonano il piffero per la rivoluzione”; con le doparie e i referendum tra
gli iscritti, laddove la tessera deve diventare un vero sinonimo di
appartenenza con diritti e doveri, che va usata non solo ogni quattro anni ma
ogni quattro mesi per rimanere informati sulle attività a tutti i livelli del
partito e potersi esprimere in merito.
Nessun commento:
Posta un commento